“Ogni soldato francese porta nella sua giberna il bastone di maresciallo di Francia” [Napoleone Bonaparte] Per iniziare un percorso che renda entusiasmante “lavorare”, occorre modificare l’approccio con cui si affronta la vita professionale. Alcune persone soffrono terribilmente il proprio lavoro tanto da compromettere ogni tipo di relazione sociale; questo avviene per svariati motivi: stress, clima nel team, disorganizzazione, poche gratificazioni, incertezze, paura di commettere errori. Ovviamente la gestione di determinati momenti particolarmente stressanti è diversa per ogni persona; ci sono lavoratori che subiscono imprevisti e problemi a livello fisico, in casi limite compromettendosi la salute. Escludendo le situazioni più estreme, dove a giocare un ruolo importante nella gestione dello stress sono anche traumi passati o patologie in essere, la maggior parte delle persone commette errori nell’approcciarsi al lavoro. Spesso la poca autostima rende insicuri, e la paura di commettere errori rende inermi davanti alle difficoltà degenerando in vero e proprio panico o ansia; per questo motivo occorre cambiare il modo di vivere il lavoro. Come abbiamo visto in precedenza, la motivazione conferisce quella spinta necessaria a superare ogni difficoltà, bisogna quindi, come prima cosa, trovare un valido motivo per cui migliorare e spronarsi. Questo “motivo” dovrà essere la stella polare da seguire, sempre, non soltanto nei momenti difficili. Come per ogni cosa che “non funziona”, anche il cambiamento avviene con impegno e soprattutto con tanta, tanta forza di volontà. Sembrerà banale ma il primo passo per liberarsi da condizioni negative è proprio quello di affrontare l’attività professionale in maniera positiva. Studi ed innovative ricerche sulla psiche umana ci confermano che è possibile cambiare in meglio l’approccio alla vita in generale, e quindi anche al lavoro. Ovviamente nulla accade per caso, ed anche per cambiare il modo di affrontare il lavoro occorre molto impegno. Esistono “esercizi” che danno la possibilità di vivere meglio, più sereni, aumentando il grado di concentrazione ed escludendo stress ed ansia dalla nostra esistenza. Uno di questi è la Mindfulness. Tale pratica (anche se forse è riduttivo definirla così) ha il pregio di poter essere utilizzata tutti i giorni, in qualunque situazione, poiché le sue fondamenta risultano applicabili in ogni momento della giornata: attenzione, curiosità, tranquillità. Inoltre la Mindfulness affonda le proprie radici nel passato, addirittura nella Grecia Antica, l’epoca di Socrate e Platone, periodo nel quale hanno visto la luce cultura e filosofia. Citando gli autori Stephen McKenzie e Craig Hassed, nella loro opera: Il libro della Mindfulness, edito da Erickson, tentando di descrivere in poche parole la Minfulness potremmo dire che “…è la pratica del prestare attenzione: sapere dov’è e poter scegliere dove dirigerla; lo sviluppo di questa facoltà produce un aumento di consapevolezza - la capacità di dedicare tutta la nostra attenzione a ciò che facciamo - e ci aiuta ad abbandonare i nostri giudizi e, con essi, lo stress e l’ansia.” La nostra mente è un complesso e straordinario sistema che ci permette di pensare, agire, e provare emozioni, di qualunque natura esse siano. Abituare il cervello ad affrontare situazioni in una determinata maniera, avrà come conseguenza quella di rendere tale meccanismo automatico, cosicché la mente, per default, in situazioni simili risponderà sempre nello stesso modo. Quindi uno stato mentale alterato da preoccupazioni ed ansia, continuerà a sviluppare negatività, a meno che la volontà dell’individuo non riesca a cambiare il modo di pensare, abituando il cervello alla positività. Esistono numerosi studi che rivelano come “la struttura di un cervello adulto può cambiare in seguito a una pratica ripetuta”, tant’è che grazie alla plasticità cerebrale vengono stabilite di continuo nuove connessioni che rendono sempre possibile la capacità di imparare. Occorre quindi solamente mettere in pratica questo straordinario cambiamento, indispensabile per vivere il lavoro più felici e senza stress. Come prima cosa è necessario resettare il passato, sforzandosi di affrontare le situazioni come mai si era fatto prima. Sviluppare un vero e proprio “nuovo” atteggiamento, ovvero ricominciare da capo, con gli occhi di chi vede ogni situazione per la prima volta, è l’inizio per modificare il proprio modo di pensare. Facendo in questo modo sarà possibile presentarsi ad ogni situazione come fosse la prima volta, senza zavorre mentali che incanalino i nostri pensieri, e quindi il nostro agire verso binari già tracciati. “E’ meglio accendere una piccola candela che maledire l’oscurità”. [Confucio] La curiosità è la base da cui bisogna partire per ricominciare; occorre appassionarsi al lavoro, alla routine, provando un sentimento nuovo, positivo, che permetta di cogliere aspetti della quotidianità che in passato venivano trascurati. Per lavorare meglio, e più felici è necessario governare emotivamente, e mai subire, le situazioni che si presentano durante la giornata. Ogni difficoltà che interrompe la lineare prosecuzione dell’attività lavorativa dovrà esser vista come un’occasione positiva, un’opportunità in grado di accrescere non solo il bagaglio di competenze, ma soprattutto l’autostima. La maggior parte delle situazioni complesse, nel lavoro, sono comunque risolvibili in un tempo più o meno lungo, quindi a meno che non si tratti di fatti esageratamente gravi, nulla viene irreparabilmente compromesso. Bisogna quindi, nei momenti difficili, avere ben chiaro che prima o poi il tutto ritornerà esattamente come prima; per cambiare in positivo, la difficoltà dovrà trasformarsi in sfida per migliorarsi, per imparare, per incoraggiarsi. “Tra vent’anni non sarete delusi dalle cose che avete fatto ma da quelle che non avete fatto. Allora levate l’ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento delle vostre vele. Esplorate. Sognate. Scoprite.” [Mark Twain] Essere consci dei propri limiti e delle proprie capacità è un altro aspetto fondamentale per trovare positività nel lavoro. Sia chiaro che questa profonda conoscenza di sè non deve trasformarsi in un’ alibi per rassegnarsi o per rifiutare il cambiamento. Dobbiamo sforzarci di superare i nostri limiti, impegnandoci e lottando per diminuire i punti di debolezza; mentre quelli che già sono nostri punti di forza vanno continuamente affinati, tenendo presente che nella vita qualsiasi cosa può essere migliorata. Frasi come “non posso farcela”, “non ci riesco”, “è troppo difficile”, vanno eliminate dalla nostra mente per lasciare spazio a pensieri quali: “proviamo!”, “accettiamo questa sfida”, “sono certo di riuscirci!”, etc. Dopo aver preso coscienza di “cosa” cambiare occorre pensare a “come” farlo. Quasi sempre il superamento dei propri limiti richiede uno sforzo a livello di impegno, un aumento dello stato di concentrazione, ed una spinta motivante. Quando il lavoro diventa difficile e risolvere una pratica sembra impossibile, per farcela serve il tempo di pensare, pertanto occorre rallentare e dedicare tutte le energie al problema, affinché questo possa essere superato. Portare avanti mille cose insieme, differenti tra loro, non risolve il problema, ma rischia di aumentarlo, o addirittura di farne nascere di nuovi. Prepararsi al meglio, studiare con maggiore intensità, effettuare ricerche, rivolgersi ad un collega più esperto, insieme alla concentrazione, rappresentano la strada più efficace per uscire da una situazione ad alta complessità. Anche con tale approccio, positivo, aumenteranno: produttività, qualità del lavoro, e soprattutto autostima. “Quando camminate, camminate. Quando mangiate, mangiate”. [Proverbio Zen] Tra gli agenti esterni alla sfera soggettiva che risultano in grado di modificare in maniera diretta l’approccio al lavoro, aumentando la spinta motivazionale, troviamo senza dubbio la musica. A chi non è mai capitato di ricorrere ad alcune canzoni per sentire circolare nelle vene una carica più potente per affrontare lavoro, sport, studio, etc.? Certi brani musicali riescono a trasmettere numerose tipologie di emozioni: possono suscitare un senso di tranquillità e rilassatezza, calmando nei momenti particolarmente stressanti; altri brani invece aumentano il livello di concentrazione ed attenzione verso ciò che si sta facendo, oppure addirittura da essi è possibile trarre una grande forza motivante che permette di trovare quella spinta necessaria per raggiungere l’obiettivo. E’ facile comprendere quanto tutti questi sentimenti siano indispensabili nella vita professionale di ognuno di noi. Lavorare con maggior carica emotiva, essere sufficientemente concentrati e rilassati può fare la differenza in ogni struttura organizzativa, pertanto perché non utilizzare tutti i mezzi a disposizione per far sì che tali concetti si realizzino? E quindi perché non applicare la musica nelle organizzazioni? Secondo uno studio elaborato da LinkedIn e Spotify l’Italia risulta essere il primo Paese Europeo, ed addirittura il secondo a livello mondiale (dopo USA) dove si ascolta musica al lavoro. Dall’indagine emerge che più dei tre quarti dei professionisti italiani pensa che la musica li renda più produttivi, mentre il 56% dei lavoratori si sentono più motivati, il 52% dice che la musica aumenta la loro creatività, ed il 39% avverte una sensazione di calma. I benefici della musica sul luogo di lavoro sono evidenti, ma ovviamente devono convivere con le esigenze e le caratteristiche del lavoro stesso; come sempre occorre utilizzare il buon senso per trovare una media tra aspetti positivi e controindicazioni che l’ascolto della musica sul luogo di lavoro possono apportare. E’ certo che in un contesto moderno, dove il benessere del singolo lavoratore deve necessariamente convivere con le esigenze produttive, la musica non può essere considerata un mero fattore trascurabile, bensì deve considerarsi una possibilità di migliorare l’attività quotidiana, sotto tutti gli aspetti. Altro mezzo da cui trarre ispirazione per modificare in meglio il proprio approccio al lavoro è sicuramente lo sport. Praticare attività sportiva non solo mantiene corpo e cervello in forma, ma permette di eliminare tutto lo stress accumulato durante la giornata lavorativa. Inoltre l’attività sportiva è quasi sempre fonte ispiratrice di come dovrebbe essere una proficua attività professionale: lo sport è impegno, allenamento, sacrificio, ma anche collaborazione, appartenenza, entusiasmo e strategia per arrivare alla meta finale. Chi pratica sport, soprattutto di squadra, affronterà il lavoro in un modo diverso, più produttivo e più felice rispetto a chi non pratica (o non ha mai praticato) sport; tutto ciò risiede nel fatto che uno sportivo ha ben chiaro quali sono i valori ed i mezzi per raggiungere l’obiettivo: come vedremo nella parte dedicata al team in una squadra si combatte tutti insieme, aiutandosi a vicenda, proprio perché è la squadra che vince o perde insieme, mentre le performance del singolo risulteranno sprecate se non si pongono al servizio del team. ACE FONTI: - Stephen McKenzie, Craig Hassed, Il libro della Mindfulness. pp. 17 - 20. Erickson, Trento, 2016. - William J. Cromie, Harvard News Office: http//news.harvard.edu/gazette/story/2006/02/meditation-found-to-increase-brain-size/ - Gill Hasson, Capire la Mindfulness, il nuovo metodo per dire addio allo stress. pp. 42-45;78;104;119;171 Antonio Vallardi Editore, Milano, 2015.